Politiche redazionali e norme editoriali

 

 

Ambito di interesse del volume

I volumi Riflessioni sul Giappone antico e moderno sono pubblicati con cadenza annuale e ospitano articoli concernenti il Giappone, che non siano stati già pubblicati in altra sede nazionale o internazionale, pur se in un’altra lingua. Tuttavia, i contributi proposti dovranno essere stati discussi sotto forma di presentazione orale al Convegno di Studi Giapponesi organizzato annualmente dall’AIStuGia, previa accettazione da parte del Comitato Scientifico del Convegno stesso. Il Comitato Scientifico del Convegno coincide con il Direttivo dell’Associazione che, all’occorrenza, può decidere di cooptare ulteriori membri.
Tutte le discipline e tutte le metodologie di ricerca sono accolte: filologia, linguistica, letteratura, filosofia, archeologia e storia dell’arte, storia, religione, psicologia, gender studies, antropologia, sociologia, didattica, nuovi media, diritto, economia, ecc.  Il volume è supervisionato dal Comitato Scientifico, che nomina di volta in volta un Comitato Editoriale a cui affidare la cura della pubblicazione. Al Comitato Editoriale è demandato il compito di verificare l’effettiva presentazione del contenuto del contributo al Convegno, di organizzare e coordinare il peer review (vedi infra), e di gestire la cura editoriale del volume, anche d’accordo con la casa editrice.


Peer review
I contributi saranno sottoposti a referaggio cosiddetto doppio cieco (double blind peer review). I revisori avranno a disposizione una Griglia di valutazione per il referaggio, in cui potranno indicare anche la loro disponibilità a rivedere il contributo anche per la seconda revisione.


Norme redazionali
Ciascun autore dovrà consegnare i seguenti materiali, su cui bisognerà indicare il nome e il cognome dell’autore, e il titolo del contributo:
a) Il testo, corredato di indirizzo, recapito telefonico e indirizzo e-mail validi, dovrà essere non più lungo di 35.000 battute, note, spazi e kanji compresi. Indicare chiaramente il titolo e, nel caso di titolo molto lungo, anche una sua abbreviazione da utilizzare per il ricorrente.
b) sunto in inglese (massimo 900 battute spazi compresi), ricordando di indicare nome dell’autore e traduzione del titolo.

c) sunto in giapponese (massimo 450 caratteri punteggiatura compresa), ricordando di indicare nome dell’autore (in kana oppure in kanji per gli autori giapponesi) e traduzione del titolo.

d) breve profilo dell’autore (massimo 500 battute, spazi compresi).

Tutti i materiali richiesti devono essere inviati in file separati all’interno di un’unica mail, che abbia per oggetto: Contributo volume Aistugia.

Ciascun testo deve essere redatto col carattere Times New Roman, corpo carattere 11, interlinea singola, giustificato. Il corpo delle note deve essere a grandezza 9. Tutte le pagine vanno numerate.

Kanji
I kanji devono essere inseriti solo quando strettamente necessario. Non devono essere utilizzati per i nomi propri, per i titoli di opere, e per tutti i casi in cui non siano indispensabili alla comprensione del discorso critico. Qualora li si utilizzi, essi vanno inseriti solo la prima volta che il termine compare.

Citazioni
Brevi citazioni contenute nel testo saranno inserite tra virgolette basse o caporali (« »). Citazioni superiori alle quattro righe, invece, saranno evidenziate con un corpo carattere minore (grandezza 10), senza virgolette, con margini destro e sinistro rientrati rispetto al testo di 0,5 cm. Eventuali note o commenti dell’autore saranno inseriti nel brano citato tra parentesi quadre […].

Riferimenti bibliografici
Tutti i riferimenti bibliografici devono seguire la convenzione del sistema c.d. “americano” (per un elenco di esempi si veda più avanti), e devono essere inseriti all’interno del testo e mai dati in nota.
Solo se strettamente necessario, i riferimenti bibliografici possono essere dati in nota a piè di pagina, sempre tramite il modello “americano”, utilizzando diciture come: “Si veda…”, “Si faccia riferimento a…” ecc. Abbreviazioni come “cfr.” o “v.” non sono ammesse.

Il modello per la citazione è: (Cognome autore, anno, pagine), tutto tra parentesi. Se si sta menzionando l’autore di un’opera, facendo riferimento all’opera stessa, si indicherà: Cognome autore (anno). Ad esempio: «Barthes (1953) individua nell’utilizzo del passato remoto l’elemento distintivo del legame dell’autore con il passato…».

Nella bibliografia finale vanno inseriti solo i testi effettivamente menzionati nel contributo.

Note
Le note devono essere in numeri arabi (1, 2, 3 e non i, ii, iii), con numerazione automatica e a piè di pagina. I richiami in esponente alle note vanno dopo l’eventuale segno di interpunzione.
Ogni nota deve terminare con il punto.

Allungamenti vocalici
Gli allungamenti vocalici vanno sempre indicati salvo che per Tokyo e Kyoto, ormai entrati nell’uso corrente.
Tuttavia, quando si fa riferimento alle denominazioni giapponesi di enti o istituzioni, l’allungamento è obbligatorio (Tōkyō kokuritsu hakubutsukan, Kyōto biseibutsu kenkyūsho, ecc…).
Lo stesso vale per la bibliografia finale, nell’indicazione dei titoli e dei luoghi di pubblicazione.

Nomi propri giapponesi
I nomi propri di persona giapponesi seguono la prassi giapponese: cognome, nome.
I nomi di cariche, ranghi, ecc. sono sempre in minuscolo.
I nomi di istituzioni hanno la prima lettera maiuscola.

Date
Alla prima occorrenza del nome di un personaggio storico, dopo il nome fra parentesi inserire anno di nascita e di morte. Nel caso di sovrani inserire anche date di inizio e fine regno.

Termini giapponesi e sistemi di traslitterazione
I termini giapponesi sono considerati neutri (quindi in italiano al maschile): un matsuri, il renga, ecc. e vanno in minuscolo e corsivo. Fanno eccezione i termini entrati nell’uso italiano: samurai, haiku, kimono, kabuki, zen, nō, sake ecc.
In ogni caso si farà riferimento a quanto indicato dal vocabolario Treccani, consultabile gratuitamente online all’indirizzo: www.treccani.it/vocabolario.
Per i termini giapponesi, si utilizzerà il sistema di trascrizione Hepburn; per termini cinesi, il sistema di trascrizione pinyin. Per eventuali altre lingue si utilizzerà il sistema di trascrizione di riferimento nella comunità scientifica.

Titoli di opere
I titoli di opere straniere vanno inseriti come segue: Titolo originale in italico (Traduzione del titolo in tondo, anno di pubblicazione); lo stesso si applica anche ai racconti (l’anno di pubblicazione può essere omesso se è chiaro che ci si sta riferendo a un’antologia di cui siano stati già citati gli estremi). All’interno del saggio, dopo la prima occorrenza, ci si riferirà all’opera solo attraverso il titolo originale.
Tutti i titoli di opere (romanzi, racconti, ecc.) devono sempre iniziare con la lettera maiuscola.
I titoli di opere cinesi saranno trascritti in una sola parola.
I titoli di opere giapponesi in cinese saranno dati in trascrizione secondo la pronuncia giapponese e fra parentesi anche secondo la pronuncia cinese.

Uso delle virgolette
Le virgolette a caporale saranno utilizzate per le citazioni.
Le virgolette singole alte per definizioni e significati.
Le virgolette doppie alte per enfasi su un termine o un’espressione.

Illustrazioni
La stampa di immagini a colori comporta un aumento dei costi del volume. Gli autori sono perciò invitati a inserire immagini a colori solo quando strettamente necessario. I curatori del volume si riservano il diritto di accettare o meno eventuali immagini a colori, in base alle richieste pervenute da parte degli autori.

Sono accettate le illustrazioni (formato JPEG o TIFF) che possono essere stampate come testo, in bianco e nero. Tali illustrazioni rientrano nel computo delle cartelle, secondo i limiti di cui sopra.

IMPORTANTE: Non è possibile pubblicare immagini coperte da diritto d’autore. Sarà cura dell’autore del contributo stesso verificare se le immagini sono di libero utilizzo o, eventualmente, chiedere ai detentori del diritto di poterle utilizzare. In assenza di autorizzazione le immagini non verranno inserite nel volume.

Norme per la redazione dei Riferimenti bibliografici

Il modello per la citazione infra testo è: (Autore, anno, pagine), tutto tra parentesi e separato da virgole. Ad esempio: (Mc Inerney, 1992), (Ōe, 1997, p. 4), ecc. I titoli di riviste e quotidiani citati all’interno del testo, come pure in bibliografia, vanno in italico.

Il modello per la citazione completa, nella bibliografia finale è il seguente:

Opera con unico autore:
Cognome, Nome (anno). Titolo in italico. Luogo di edizione: Editore.

Volume a cura di più autori:
Cognome1, Nome1; Cognome2, Nome2 (anno) (a cura di). Titolo in italico. Luogo di edizione: Editore.
Nella citazione infra testo si riporterà: (Cognome1 et al., anno, pagine)

Opera in volume appartenente a una collana:
Cognome curatore/i volume, Nome curatore/i volume (anno volume) (a cura di). Titolo in italico. In (se il/i curatore/i della collana è lo stesso del volume, omettere) Cognome1, Nome1 et al. (a cura di). Titolo collana in italico, numero volume. Luogo di edizione: Editore.

Opera in traduzione:
Se presente un’introduzione critica:
Cognome autore, Nome autore; Cognome traduttore, Nome traduttore (anno) (a cura di). Titolo in italico. Luogo di edizione: Editore.

Altrimenti:
Cognome autore, Nome autore; Cognome traduttore, Nome traduttore (trad.) (anno). Titolo in italico. Luogo di edizione: Editore.

Saggio in un volume collettivo:
Cognome, Nome (anno). “Titolo in tondo tra virgolette”. In [riferimenti completi del volume collettivo, secondo le indicazioni che precedono], pp. xx-yy.

Articolo su rivista:
Cognome, Nome (anno). “Titolo in tondo tra virgolette”. Nome rivista in italico, volume rivista (se presente), numero rivista, pp. xx-yy.


Quando per uno stesso autore vi sono più riferimenti bibliografici relativi a un dato anno, si faccia seguire una lettere dell’alfabeto all’anno per differenziarle: (1999a), (1999b), (1999c), ecc.
Tale indicazione va riportata anche nei riferimenti infra testo: (Cognome autore, 1999b).

Per le indicazioni bibliografiche sui volumi giapponesi si può fare riferimento al database online a cura dell’Istituto nazionale di informatica: http://webcatplus.nii.ac.jp/pro/?lang=en

Le eventuali indicazioni di siti web devono essere seguite dalla data di consultazione più recente. Esempio: www.aistugia.it  (06/11/2015).

Esempi di riferimenti bibliografici:

Opera con unico autore:
Hérail, Francine (2006). La cour et l’administration du Japon a l’époque de Heian, Genève: Droz.
Ōno, Susumu (1993). Kakari musubi no kenkyū. Tōkyō: Iwanami shoten.

Volume a cura di più autori:
Kuranaka, Susumu; Lin, Zhongpeng; Kawaguchi, Noriyuki (1999) (a cura di). Wamyōruijushō jikkanbon/nijikkanbon shoin shomei ken’in. Tōkyō: Bensei shuppansha.

Opera in volume appartenente a una collana:
Araki, Kengo; Inoue, Tadashi (1970) (a cura di). Kaibara Ekiken, Muro Kyūsō. In Nihon shisō taikei, 34. Tōkyō: Iwanami shoten.

Opera in traduzione:
Orsi, Maria Teresa (2012) (a cura di). La storia di Genji. Torino: Einaudi.
Murakami, Haruki; Amitrano, Giorgio (trad.) (2001). La ragazza dello Sputnik. Torino: Einaudi.
Breen, John; Teeuwen, Mark; Giulia, Enrico (trad.) (2014). Lo shinto. Una nuova storia. Roma: Ubaldini Editore.

Saggio in un volume collettivo:
Tocco, Martha C. (2003). “Norms and Texts for Women’s Education in Tokugawa Japan”. In Ko, Dorothy; Kim Haboush, Jahyun; Piggott, Joan R. (a cura di). Women and Confucian Cultures in Premodern China, Korea, and Japan. Berkeley & Los Angeles: University of California Press, pp. 193-218.

Suzuki, Takeo (1984). “Kodai uma no shippei to ba’i ni tsuite”. In Takeuchi Rizō sensei kiju kinen ronbunshū hakkōkai (a cura di). Ritsuryōsei to kodai shakai. Takeuchi Rizō sensei kiju kinen ronbunshū, vol. 1, Tōkyō: Tōkyōdō shuppan, pp. 110-130.

Articolo su rivista:
Maurizi, Andrea (1990). “La prosa in cinese nella seconda metà del periodo Heian: lo Shinsarugakki di Fujiwara no Akihira (989-1066)”. Il Giappone, XXVIII, pp. 5-67.

Sakaguchi, Hiroyuki (2002). “Takemoto Gidayū – 1 Dōtonbori kōgyōkai no senryaku”. Kokubungaku kaishaku to kyōzai no kenkyū, 5, pp. 116-120.

Articolo su quotidiano:
Amitrano, Giorgio (2011). “La cognizione del dolore”. Il Manifesto, 18 marzo 2011.

 
 
 
 
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